Quando vi diranno che la Juve ruba, rispondete che...

ll gioco del calcio in Italia si colloca tra le prime dieci industrie del Paese, portandosi dietro la capacità di muovere più di dodici miliardi di euro. In questo contesto si comprende quanto i risultati sportivi siano per le Società spesso fondamentali, oltre che per un ritorno di immagine, anche da un punto di vista strettamente economico.
Non ottenere successi in campionato o in coppa per diversi anni, oltre che bruciare dal lato puramente sportivo, fa correre il rischio alle squadre-aziende di andare incontro alla disaffezione dei tifosi, a conseguenti minori introiti da un punto di vista di incassi al botteghino, sponsor e marketing.
In questo contesto, nel corso degli anni, è letteralmente esplosa la moda del ricorso agli alibi per giustificare i propri insuccessi, una excusatio non petita da buttare in pasto al tifoso medio, spesso con la compiacenza della stampa amica: in altre parole, se non vinciamo non è colpa nostra che non abbiamo allestito una squadra sufficientemente competitiva, ma, di volta in volta, dell'arbitro incapace, della squadra che corrompe, della società amica che si scansa e così via.
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In un simile scenario, spesso negli anni a fare le spese di maldicenze e accuse infamanti è stata la squadra che ha vinto di più, e che ha trionfato nel campionato italiano consecutivamente negli ultimi otto anni: la Juventus.
Questo articolo è scritto da un tifoso juventino, ma da uno juventino che si toglierà la maglietta e proverà a descrivere i fatti separandoli dalle opinioni, portando documentazioni a riprova delle tesi sostenute.

Il gol di Turone

Nel campionato 1980-81, Juventus e Roma si contesero lo scudetto per tutta la stagione, arrivando distaccate di un punto in favore dei torinesi, allo scontro diretto della terzultima giornata.
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In dieci uomini per buona parte dell'incontro a causa dell'espulsione di Furino, i bianconeri subirono una rete al 75' minuto da parte del difensore romanista Turone, annullato per fuorigioco dall'arbitro Bergamo.
Le Tv di allora cavalcarono la polemica, parlando di fuorigioco molto dubbio e possibile furto arbitrale; le discussioni vennero riesumate a convenienza per circa trent'anni, fin quando Carlo Sassi, l'inventore della moviola, dichiarò candidamente pochi anni fa che le immagini televisive furono manipolate per cancellare il fuorigioco del giocatore giallorosso.

Iuliano-Ronaldo e lo scudetto "rubato" all'Inter

Alla quartultima giornata del campionato 1997-98 si affrontarono, a Torino, Juventus ed Inter, rispettivamente prima e seconda della classifica, distanziate di un solo punto.
Al ventiseiesimo minuto del secondo tempo, sul risultato di 1-0 per i bianconeri, l'attaccante dell'Inter Ronaldo e il difensore bianconero Mark Iuliano si scontrano in area: il primo è in anticipo e sposta la palla, venendo centrato dalla corsa dello juventino. Non trattandosi di un fallo evidente ma di uno scontro corpo a corpo, punibile al massimo con un calcio di punizione a due in area, l'arbitro Ceccarini sorvola sull'accaduto e non concede il rigore richiesto.
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I telecronisti di allora, Massimo Marianella e l'ex arbitro Chiesa concordarono sulla non assegnabilità della massima punizione, stigmatizzando il comportamento della panchina nerazzurra, praticamente entrata in campo per protestare.
La partita terminò con il successo della squadra di casa per 1-0, cosa che aumentò il distacco in classifica tra le due contendenti a 4 punti; ne seguirono interminabili settimane di polemiche sollevate dall'ambiente nerazzurro, che, affrontate alla luce dei fatti, risultano avere poco senso.
Il turno successivo infatti le due formazioni in lotta per il titolo non andarono oltre il pareggio, la Juventus a Vicenza e l'Inter in casa con il Piacenza, mentre alla penultima giornata i bianconeri passarono 3-2 sul campo del Bologna e i meneghini vennero sconfitti 2-1 a Bari, assegnando matematicamente lo scudetto ai rivali.
Ammettendo che la massima punizione dello scontro diretto fosse stata assegnata e trasformata (cosa affatto scontata dato che quell'anno la percentuale di rigori falliti arrivò a sfiorare il 42%, quasi uno su due) e l'Inter avesse pareggiato la partita, il campionato, seguendo l'andamento delle giornate disputate successivamente, avrebbe avuto lo stesso epilogo con la Juventus campione d'Italia, sebbene con un vantaggio di due soli punti invece dei cinque conseguiti.
Inoltre la Juventus, già campione e con uno spirito bellicoso sicuramente diverso, pareggiò l'ultima partita sul campo dell'Atalanta, permettendo all'Inter, vittoriosa 4-1 sull'Empoli, di rosicchiare gli ultimi 2 punti.
Nonostante questa spiegazione risulti essere la più logica, da oltre vent'anni si continua a rivangare quell'episodio, etichettandolo come il momento chiave capace di indirizzare un campionato durato 34 partite. Se l'Inter avesse vinto tutte le partite rimanenti, le polemiche avrebbero potuto, dati alla mano, avere una logica. Così, francamente no; i bianconeri si dimostrarono, al netto dell'episodio, superiori ai rivali.

Il diluvio di Perugia

Nel campionato 1999-2000 lo scudetto si decise all'ultima giornata. La Juventus era impegnata allo stadio Renato Curi di Perugia, mentre la sua diretta concorrente, la Lazio di Sergio Cragnotti, attardata di due punti in classifica, avrebbe ospitato in casa la Reggina.
Una settimana prima i tifosi laziali inscenarono una grande manifestazione di protesta di fronte alla sede della F.I.G.C. a Roma (che sfociò in gravi tumulti e scontri con la Polizia) a causa di una rete annullata al Parma nel match con la Juventus della penultima giornata. Nell'occasione, l’arbitro De Santis non convalidò in effetti agli ospiti una rete parsa regolare, scaturita tuttavia da un calcio d’angolo assegnato per una valutazione errata.
In questo clima di grande tensione sociale, caricato anche dalle dichiarazioni di alcuni giocatori ed esponenti della società bianco-celeste, il campionato si avviava ad una conclusione che pareva logica, con la vittoria all'ultima giornata di entrambe le squadre e lo scudetto ai bianconeri.
La Lazio, grazie anche all'assegnazione di due calci di rigore, si portò sul 2-0 nel primo tempo e chiuse la pratica anticipatamente. La Juventus dal canto suo terminò il primo tempo sullo 0-0, cosa che avrebbe portato il campionato all'epilogo, forse più giusto, di uno spareggio; nell'intervallo a Perugia si scatenò un intenso diluvio che rese il campo impraticabile a lungo.
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L’arbitro Collina (ex designatore UEFA), invece di rinviare la partita come sarebbe sembrato logico, attese oltre settanta minuti prima di riprendere l’incontro in un terreno migliorato, ma ancora oltre i limiti della praticabilità.
La Juventus, probabilmente colpevolmente incapace di reggere alla tensione di quell'anomala snervante attesa, subì la rete del definitivo 1-0 dopo pochi minuti dal rientro in campo.
La Lazio vinse così lo scudetto, grazie ai propri meriti e alla decisione senza precedenti di Collina che, poco tempo dopo, tra l'indifferenza generale, si dichiarò tifoso laziale. Riuscite ad immaginare cosa sarebbe successo a parti invertite?

La regola cambiata due giorni prima dello scontro diretto

L’anno successivo la Juventus contese il campionato all'altra squadra della capitale, la Roma allenata da Fabio Capello. A sei giornate dalla fine, era in programma a Torino lo scontro diretto tra le due formazioni.
Di particolare rilevanza quell'anno fu lo scandalo che scoppiò in merito ai passaporti falsi presentati da alcune società (tra cui InterMilan e la stessa Roma) al fine di tesserare, come comunitari, alcuni calciatori che non ne avrebbero avuto diritto.
Le squadre coinvolte furono deferite nella primavera del 2001 ed il rischio di forti penalizzazioni sembrò diventare quanto mai concreto.
Galliani, Moratti e Sensi, messi alle strette, cominciarono ad esercitare tutta la loro pressione per cambiare la regola sui calciatori extracomunitari, con lo scopo di renderne libero il tesseramento. Fino a quel momento infatti la regola prevedeva la possibilità di schierare, tra campo e panchina, un massimo di tre calciatori non comunitari.
Cambiando il regolamento, le società che avevano trasgredito alla norma avrebbero potuto sanare la loro posizione fino alla fine del campionato, ed affrontare l'eventuale processo sportivo solo successivamente, in un contesto accusatorio divenuto meno grave.
Il cambiamento fu approvato, in fretta e furia, proprio due giorni prima di Juventus-Roma; a beneficiarne fu proprio la compagine giallorossa[5] che poté schierare tutti e 5 i suoi extra-comunitari, compreso il giapponese Nakata, autore del gol del momentaneo 2-1 e dell’assist per il pareggio di Vincenzo Montella, decisivo nella corsa scudetto in favore della squadra capitolina.
Un cambio delle regole tra contendenti, due giorni prima della gara decisiva e indirizzato a favorire in modo così spudorato uno dei due, è un avvenimento che fece indignare persino il Guardian, storico giornale inglese, che in un articolo del 8 Maggio 2001 scriveva:
Su le mani chi pensava che una delle leggi fondamentali dello sport era che non si potevano cambiare le regole nel bel mezzo del gioco? Incredibile ma gli stregoni al comando del calcio italiano lo hanno appena fatto.

Calciopoli

Preferisco non dilungarmi sulla vicenda, per la quale sono stati scritti fiumi di articoli e libri da persone ben più informate di me; giova tuttavia ricordare come l'Inter, squadra che beneficiò più di tutte dallo scossone di quegli anni, fu accusata dal procuratore sportivo Stefano Palazzi, di aver violato l'art.6 del regolamento sportivo, ma di non essere processabile per avvenuta prescrizione. Dal referto del Procuratore leggiamo:
è emersa l'esistenza di una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare, diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale...
Eppure, quando si parla del periodo di Calciopoli , nell'immaginario collettivo rimane lo scenario di una mega truffa perpetrata dalla Juventus ai danni di tutte le altre squadre (Inter in primis), sebbene furono diverse le società che si macchiarono di comportamenti illeciti.
Come mai l'Inter fu l'unica società a non affrontare un processo sportivo?

Il gol di Muntari

Seppur con minore potenza mediatica e con meno clamore provocato, il gol non convalidato al ghanese Sullay Muntari in Milan-Juventus del campionato 2011-2012 è una sorta di riedizione dell'episodio Iuliano-Ronaldo.
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Lo scontro tra le due protagoniste del campionato avvenne alla sesta giornata di ritorno e terminò in pareggio per 1-1; la sfida, diretta dall'arbitro Tagliavento, fu costellata da numerose polemiche arbitrali per un gol regolare non convalidato al Milan sul risultato di 1-0.
Chi parla dell'avvenimento tende a non ricordare che nel secondo tempo venne annullato un gol regolare anche allo juventino Alessandro Matri, autore pochi minuti più tardi anche del gol del pareggio.
Inoltre nelle successive 13 giornate, il Milan dilapidò il vantaggio di un punto che aveva mantenuto al termine della sfida, terminando il campionato 4 punti dietro i bianconeri.
Classifica alla mano, anche ammettendo che la Juventus, capace comunque di realizzare due gol regolari, fosse uscita sconfitta da San Siro, l'esito finale del campionato avrebbe visto ugualmente prevalere la compagine torinese per un punto.

Scansopoli

Nel campionato dell'introduzione del VAR, elogiato o criticato a seconda della convenienza, l'assenza di grosse polemiche arbitrali ha fatto concentrare i sospetti su altre vicende.
In particolare sotto la lente sono finite il Sassuolo e l'Atalanta, ree di aver affrontato la Juventus con un atteggiamento troppo remissivo, quasi a voler favorire la vittoria dei bianconeri.
Gli emiliani, sono stati sconfitti dalla Juventus alla ventitreesima giornata con un risultato effettivamente larghissimo (7-0); in questo campionato però, se si vuole sospettare di uno scarso impegno del Sassuolo, si dovrebbe fare altrettanto per il Benevento e il Cagliari, domati a fatica dai bianconeri e sconfitti con risultati roboanti dal Napoli (rispettivamente 6-0 e 5-0), principale contendente dei torinesi per la vittoria finale; la partita con i sardi in particolar modo, rappresenta una mosca bianca in un periodo poco felice della squadra campana, preceduta da una faticosa vittoria casalinga sulla Spal, e seguita dalla sconfitta interna (2-4) con la Roma.
Discorso a parte meritano le polemiche sull'Atalanta.
In programma originariamente il 25 Febbraio, la partita Juventus-Atalanta fu rinviata a causa dell'intensa nevicata che si rovesciò su Torino in quella giornata (l'arbitro designato ovviamente non era Collina).
La sfida tra bianconeri e bergamaschi coincideva con un importante periodo di incontri fondamentali per la squadra nerazzurra, collocata com'era tra il ritorno dei sedicesimi di finale di Europa LeagueAtalanta - Borussia Dortmund, e il ritorno della semifinale di Coppa Italia contro la stessa Juventus.
Trovandosi a tre giorni esatti dalla sfida precedente e da quella successiva, l'allenatore atalantino Gasperini optò saggiamente per far riposare buona parte dei titolari nella partita ritenuta meno importante, quella di campionato.
Un discorso che per tutti gli appassionati di calcio in buona fede non farebbe una piega, ma che in quell'occasione destò mille polemiche: l'Atalanta schierava la seconda squadra per favorire la Juventus?
Cosa si sarebbe detto se invece l'allenatore degli orobici avesse mandato in campo tutti i titolari in tutte e tre le sfide, sfiancandoli e regalando probabilmente facili vittorie ai bianconeri?
Come accennato poche righe più sopra, la partita non si disputò e, come volevasi dimostrare, nel recupero di quindici giorni dopo, l'Atalanta, senza più alcun motivo per effettuare delle rotazioni di giocatori, mandò in campo tutti i titolari. La partita terminò, per la cronaca, 2-0 per i bianconeri.
Nessuno scalpore invece tra i malpensanti per la partita Napoli-Udinese della trentatreesima giornata: nonostante provenisse da un periodo di dieci sconfitte consecutive e fosse invischiato in piena zona retrocessione, l'allenatore dei friulani Oddo, in un momento della stagione durante il quale anche un punto può fare la differenza, schierò una formazione costellata di riserve, con tanto di dichiarazione secondo la quale quell'incontro, per loro, contava infinitamente meno della successiva sfida contro il Crotone, invitando tutto l'ambiente a concentrarsi sulla partita seguente e rassegnandosi di fatto alla sconfitta prima di giocare.

Conclusioni

Con questo lungo articolo intendo affermare che la Juventus non abbia mai ricevuto una decisione favorevole (in buona fede) da parte di qualche arbitro? Ovviamente no, è capitato e ricapiterà.
Così come è capitato e ricapiterà per tutte le squadre del mondo. Un po' di più per le squadre più importanti, un po' di meno per le piccole.

Un po' di più per la Vecchia Signora rispetto alle altre grandi? E' probabile, la sudditanza psicologica esiste, ed esiste in maniera direttamente proporzionale alla grandezza di chi si ha di fronte.
La squadra bianconera probabilmente non godrà mai di un occhio benevolo di fronte a chi le è superiore per blasone in Europa, come Real Madrid o Barcellona, per lo stesso motivo di cui sopra.
Alcune volte anche alcuni tesserati bianconeri si sono spinti a scatenare polemiche, come quella di Buffon nel Real Madrid - Juventus di Champions League del 2018, per di più subito rinfacciate da buona parte della stampa italiana come caduta di stile e anti sportività. Chissà perché non avviene mai il contrario...
Franco
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