Il rapporto tra le due società, Juventus e Udinese, è sempre stato molto solido nel corso degli oltre centoventi anni della loro storia, tanto da far nascere diverse occasioni di mercato che hanno portato alla conclusione, con reciproca soddisfazione, di numerosi affari.
Se logica vuole che, a causa del maggior blasone e della maggiore potenza calcistica ed economica, siano spesso stati i bianconeri piemontesi a "far spesa" in casa della bottega friulana, non bisogna dimenticare che anche grandi nomi, nel corso degli anni, hanno intrapreso il percorso inverso, trasferendosi da Torino ad Udine.
A riprova di ciò basti pensare alle figure di Pietro Paolo Virdis, attaccante sardo piuttosto anonimo alla corte della Vecchia Signora e rinato all'Udinese tanto da guadagnarsi un futuro al Milan, e del "barone" Franco Causio, addirittura divenuto campione del mondo nell'82 mentre vestiva la maglia friulana dopo una vita trascorsa all'ombra della Mole.
In questo articolo però, come già fatto le settimane precedenti nei confronti dell'avversaria di turno della Juventus, tratteremo i 5 calciatori più importanti trasferitisi direttamente dall'Udinese alla società sabauda; per questo motivo non troverete nomi del calibro di Zoff, leggenda azzurra e undici stagioni in Piemonte, o di Fabio Quagliarella, in quanto non passati direttamente da Udine a Torino, ma solo dopo anni di militanza in altre squadre.
Posizione n. 5
Vincenzo Iaquinta
Photo by Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0 |
Uno dei protagonisti del vittorioso mondiale 2006, si trasferisce da campione del mondo alla Juventus nel 2007, stagione del ritorno in Serie A dei bianconeri torinesi dopo l'anno di purgatorio in cadetteria a seguito della farsa di calciopoli.
In bianconero rimarrà cinque stagioni, ma nonostante una buona propensione a trovare la via della rete e una tecnica più che discreta, metterà insieme solamente un centinaio di presenze totali, a causa dei suoi ripetuti problemi fisici.
Di lui si narra una facilità troppo spinta alla vita notturna e ai suoi vizi, che ne avrebbe condizionato il rendimento, sicuramente inferiore alle doti fisiche e tecniche; finirà infatti la propria carriera, in prestito a Cesena da Gennaio, nella stagione del primo scudetto di Antonio Conte alla Juventus, nonostante un altro anno di contratto con la Vecchia Signora, nel quale non verrà mai nemmeno convocato.
In bianconero rimarrà cinque stagioni, ma nonostante una buona propensione a trovare la via della rete e una tecnica più che discreta, metterà insieme solamente un centinaio di presenze totali, a causa dei suoi ripetuti problemi fisici.
Di lui si narra una facilità troppo spinta alla vita notturna e ai suoi vizi, che ne avrebbe condizionato il rendimento, sicuramente inferiore alle doti fisiche e tecniche; finirà infatti la propria carriera, in prestito a Cesena da Gennaio, nella stagione del primo scudetto di Antonio Conte alla Juventus, nonostante un altro anno di contratto con la Vecchia Signora, nel quale non verrà mai nemmeno convocato.
Posizione n. 4
Kwadwo Asamoah
Photo by Muhammad Ashiq,Cropped by Danyele, CC BY-SA 2.0 |
Sei stagioni all'ombra della Mole, condite da altrettanti scudetti e oltre centocinquanta presenze infatti, lo rendono di diritto uno dei maggiori protagonisti del periodo d'oro recente di Madama; prelevato dopo le quattro stagioni trascorse in Friuli all'Udinese, nelle quali si era brillantemente messo in luce come centrocampista, ha saputo adattarsi spesso al ruolo di terzino sinistro, sfruttando le sue ottime doti di dribbling e corsa.
Posizione n. 3
Tarcisio Burgnich
Cresciuto nelle giovanili dell'Udinese, la "roccia", così soprannominato per la sua grande possanza fisica che intimoriva gli avversari, arrivò a Torino a ventun anni, rimanendo alla corte di Madama solamente una stagione.
Pare infatti che, nonostante il desiderio del ragazzo di rimanere in Piemonte per giocarsi le proprie carte in bianconero, l'allenatore Carlo Parola non intravide in lui le qualità necessarie per una carriera all'altezza di una grande squadra, convincendo la dirigenza a cederlo al Palermo.
Fu uno dei più grandi errori della ultracentenaria storia bianconera, in quanto Burgnich non solo disputò un ottima stagione in Sicilia, segnando addirittura da ex nella vittoriosa trasferta dei rosanero a Torino, ma diventò anche, a partire dall'anno successivo all'Inter, uno dei difensori più forti di tutti i tempi, facendo le fortune di nerazzurri e della nazionale.
Pare infatti che, nonostante il desiderio del ragazzo di rimanere in Piemonte per giocarsi le proprie carte in bianconero, l'allenatore Carlo Parola non intravide in lui le qualità necessarie per una carriera all'altezza di una grande squadra, convincendo la dirigenza a cederlo al Palermo.
Fu uno dei più grandi errori della ultracentenaria storia bianconera, in quanto Burgnich non solo disputò un ottima stagione in Sicilia, segnando addirittura da ex nella vittoriosa trasferta dei rosanero a Torino, ma diventò anche, a partire dall'anno successivo all'Inter, uno dei difensori più forti di tutti i tempi, facendo le fortune di nerazzurri e della nazionale.
Posizione n. 2
Massimo Mauro
Curiosa la storia che collega Massimo Mauro, in seconda posizione di questa graduatoria, con Tarcisio Burgnich, del quale ci siamo occupati qualche riga più sopra: fu infatti proprio l'ex difensore della nazionale, nelle vesti di tecnico del Catanzaro, a lanciare il fantasista calabrese nella massima serie, facendolo debuttare nella gara casalinga persa contro il Milan.
In carriera avrà la fortuna e la bravura di giocare insieme a tre dei più grandi giocatori dell'epoca, Zico quando militava nell'Udinese, Platini alla Juve e Maradona nel suo periodo napoletano.
A Torino rimarrà quattro stagioni, trascorse da titolare per lo più nel ruolo di ala destra, nelle quali vincerà due campionati e la coppa intercontinentale a Tokyo nel 1985, prima di tentare, da riserva proprio del pibe de oro, l'avventura partenopea; suo uno dei goal scudetto della partita Lecce-Juventus dell'Aprile 1986, che regalò il titolo ai torinesi dopo un lungo testa a testa con la Roma.
In carriera avrà la fortuna e la bravura di giocare insieme a tre dei più grandi giocatori dell'epoca, Zico quando militava nell'Udinese, Platini alla Juve e Maradona nel suo periodo napoletano.
A Torino rimarrà quattro stagioni, trascorse da titolare per lo più nel ruolo di ala destra, nelle quali vincerà due campionati e la coppa intercontinentale a Tokyo nel 1985, prima di tentare, da riserva proprio del pibe de oro, l'avventura partenopea; suo uno dei goal scudetto della partita Lecce-Juventus dell'Aprile 1986, che regalò il titolo ai torinesi dopo un lungo testa a testa con la Roma.
Posizione n.1
Simone Pepe
Forse alcuni di voi storceranno il naso nel leggere il nome al primo posto di questa graduatoria, a causa della poca "nobiltà" dello stesso, ma reputo Simone Pepe uno degli uomini chiave fondamentali nell'inizio del ciclo vincente di Madama che dura tutt'ora.
E' la seconda parte della stagione 2009 - 2010, nella quale con la maglia dell'Udinese mette in mostra ottime qualità anche di finalizzazione, ad attirare in particolar modo l'occhio della dirigenza sabauda, che decide di portarlo a Torino per regalarlo allo scacchiere tattico di Luigi Del Neri; nonostante numeri senz'altro positivi, sarà con Antonio Conte, che lo renderà pedina fondamentale inizialmente del 4-3-3 poi del definitivo 3-5-2, che si registrerà la sua vera esplosione.
E' la seconda parte della stagione 2009 - 2010, nella quale con la maglia dell'Udinese mette in mostra ottime qualità anche di finalizzazione, ad attirare in particolar modo l'occhio della dirigenza sabauda, che decide di portarlo a Torino per regalarlo allo scacchiere tattico di Luigi Del Neri; nonostante numeri senz'altro positivi, sarà con Antonio Conte, che lo renderà pedina fondamentale inizialmente del 4-3-3 poi del definitivo 3-5-2, che si registrerà la sua vera esplosione.
Frenato da numerosi gravi infortuni, nel triennio successivo vedrà purtroppo il campo con il contagocce, riprendendosi parzialmente nella sua ultima annata torinese 2014-2015.
Fondamentale anche come uomo spogliatoio, Pepe si calerà alla perfezione nella realtà juventina, tanto da rimanerne tifoso anche adesso, a distanza di anni, con le scarpette ormai attaccate al chiodo.
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